cambio lingua

Seleziona la lingua desiderata

Error label*
In conversation with REGINA MARQUES

Non categorizzato

Back to stories

of

Regina Marques

È stata la danza a portare Regina Nadaes Marques da Rio de Janeiro a Berlino. Poi, per amore, è arrivata fino a Milano dove lavora per la ONG ambientalista “Amazonia” e, da 11 anni, dirige “Agenda Brasil”, il più importante Festival internazionale dedicato al cinema contemporaneo brasiliano. La incontriamo per conoscere meglio un territorio lontano eppure molto legato a Marcolin, presente a San Paolo con una filiale da ormai diversi anni.

di Redazione

Dagli anni Settanta Marcolin ha allacciato rapporti con il Brasile e inaugurato il suo showroom di San Paolo: un incontro che, da subito, ha acceso l’interesse del pubblico brasiliano verso occhiali di manifattura italiana. Lei, al contrario, ha portato il cinema brasiliano in Italia: è la conferma di un reciproco interesse a tutti i livelli?

«Era il 2003 e in Italia si parlava molto di Brasile: l’attenzione del mondo era sull’Amazzonia, era appena stato eletto Lula e la città di San Paolo (gemellata con Milano) celebrava i 450 anni dalla sua fondazione: l’occasione giusta per organizzare un evento con film e registi paulisti. Il successo ci ha motivati a continuare e, pian piano, ci siamo trasformati in un vero Festival. Con un obiettivo: andare oltre i luoghi comuni e portare in Italia una selezione di film contemporanei più varia e rappresentativa possibile del Brasile di oggi. Un Paese immenso, giovane e in grande fermento culturale, economico e artistico».

Parlando di eyewear la domanda è d’obbligo: qual è lo sguardo che distingue il cinema brasiliano?

«Il Brasile è un Paese vasto e complesso e il suo cinema rispecchia questa complessità. Si va dai favela movie ai docufilm sui 60 anni di dittatura militare; dalle storie famigliari che parlano di patriarcato alle questioni indigena e ambientale, estremamente sentite nel mio Paese, fino ai film più legati ai temi della musica e della danza, perché l’espressività corporea è parte fondante del modo brasiliano di guardare la realtà. In generale direi che il nostro è uno sguardo giovane, curioso, fisico e sensibile alle tematiche ambientaliste».

Quali sono, dal suo osservatorio artistico, i punti comuni con l’Europa e soprattutto con l’Italia?

«Considerate le origini europee e italiane di molti brasiliani, sono tantisimi i punti di contatto tra i nostri sguardi. A partire dall’amore per l’arte, il design e la moda. E poi, in fondo, c’è un legame speciale che unisce l’Italia al cinema brasiliano: è stato proprio un italiano, Vittorio di Maio, a realizzare a fine Ottocento, per le strade di Rio, i primi film “alla Lumière”, offrendo ai brasiliani la possibilità di guardarsi con un occhio esterno. Non un gioco di specchi, ma di sguardi differenti e realmente interessati a conoscersi meglio».

 

  • Tell me a story about Timberland Experience

    Tre giorni nel Grand Staircase - Escalante, situato al confine tra Arizona e Utah, per testare alcuni modelli della collezione Timberland Eyewear prodotta da Marcolin. Immersi in un paesaggio unico, i giornalisti hanno sperimentato nel modo più autentico il DNA del brand e la sua linea di occhiali.

    di Redazione

  • 3 questions to with Sabrina Paulon

    3 domande a Sabrina Paulon, Group HR Director di Marcolin, in occasione del mese europeo della diversità promosso dalla Commissione Europea e dalla EU Platform of Diversity Charter.

    di Redazione

  • Tell me a story about ic! berlin and Mercedes-AMG

    Con la primavera arriva la nuova collezione di occhiali firmata da ic! berlin per Mercedes-AMG, una collaborazione nata nel 2020.

    di Redazione