Photo: Lorenzo Pellegrino
Delle diverse fasi di produzione, tutte invisibili al pubblico, ce n’è una particolarmente lunga e delicata. Si chiama burattatura, è nata negli anni Cinquanta del secolo scorso ed è ancora oggi parte fondamentale dell’affascinante viaggio che porta alla realizzazione di una nuova montatura.
Tonde, irregolari butterfly o cat-eye. E poi in metallo o in acetato, nere o colorate: sono gli infiniti modi in cui le montature possono incorniciare, valorizzandolo, il nostro sguardo. Non tutti sanno, però, da quali e quanti speciali processi di lavorazione passa la realizzazione di un paio di occhiali. Lara Marogna, Group Style & Product Development di Marcolin, ci illustra uno dei processi più importanti e delicati: la burattatura. «Il suo nome deriva da quello della macchina che viene utilizzata, il buratto. Si chiama così il macchinario cilindrico, chiamato anche “botte”, diviso in vasche all’interno delle quali, conclusa la sagomatura, vengono infilati i frontali e le aste che poi andranno a comporre l’occhiale, insieme a legnetti di faggio e betulla di diverse dimensioni e a palline di pasta abrasiva. A questo punto la macchina viene chiusa e fatta partire: il buratto comincia a girare su sé stesso ad una velocità che può variare in base al materiale (metallo o acetato) e ad ogni rotazione, per caduta e sfregamento, legnetti e paste abrasive compiono il lavoro di sgrossatura, lucidatura e brillantatura finale delle montature». Un lavoro lungo perché, per ciascuna delle tre fasi, il buratto gira ininterrottamente da 12 fino a 14 ore.
«A ogni passaggio, quando il buratto viene scaricato, sono gli operai a controllare una per una le montature. E al momento di ricaricarlo, devono saper dosare alla perfezione la quantità di legnetti e di pasta che compone il mix del materiale di lucidatura. E possono farlo verificando al tatto che non sia troppo secco né troppo oleoso; quindi, servono esperienza e conoscenza dei materiali. È proprio dal giusto equilibrio di questi ingredienti, infatti, che si può ottenere un risultato eccellente. Cioè un occhiale in cui ogni dettaglio della montatura sia perfetto per la sua funzione, dunque resistente ma anche impeccabile dal punto di vista estetico». E Lara Marogna, che ha iniziato il suo percorso professionale nel mondo della gioielleria, sa bene che è dalla cura di queste fasi, che avvengono dietro le quinte di una fabbrica, che si può ottenere un prodotto glamour ed elegante, in grado di farci sognare e di valorizzare il nostro stile personale.
Trascorso questo lasso di tempo, il buratto viene aperto e le montature controllate una ad una (per i non addetti ai lavori è sorprendente vedere come, a ogni passaggio, le montature siano più belle e brillanti). Successivamente, vengono infilate in un altro buratto, dove si avvia la fase successiva per altrettante 12-14 ore. In tutto, il processo richiede quattro giorni di lavoro per raggiungere il risultato finale di una montatura perfettamente levigata e brillante. Pronta per essere rifinita e uscire dalla fabbrica.
Non si tratta però di un processo squisitamente meccanico, dove è il buratto a fare tutto: a fare la differenza nella burattatura è l’aspetto umano, grazie agli occhi e alle mani degli operai che ne gestiscono e seguono tutto il processo.