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Inauguriamo il primo approfondimento della rubrica Behind the Scenes, mostrando quel che si cela dietro la realizzazione di una collezione
Elisa Lovatello, Senior Creative Designer & Cool Hunter di Marcolin, sfata subito un luogo comune. «Non esiste una routine creativa per un designer» precisa Elisa. «È proprio questo a renderlo il lavoro più bello del mondo» continua. L’inizio di questa avventura si snoda lungo un percorso la cui meta è la costruzione di una storia, solida ma emozionale – come quella che si crea attraverso un occhiale – che si nutre, e cresce, grazie a dei bisogni, latenti o espliciti. Per un creativo muoversi nel mondo dei desideri ed esaudirli, significa intercettare, attraverso l’intuizione, le necessità delle persone. La ricerca, a questo punto, è l’imprescindibile raggio di azione che permette al creativo di misurarsi con la variabile più importante nello sviluppo di un’idea: il momento storico in cui le persone vivono e si muovono. Ci sono testi che hanno affrontato già in tempi non sospetti la fresca attualità di un metodo di ricerca simile, che annoveravano determinanti, per identificare il complesso di una civiltà, fattori a lungo trascurati dagli storici tradizionali: Johan Huizinga, celebre storico olandese, già nei primi anni 30 del Novecento rivendicava attenzione ai sogni, alle illusioni, alle paure e persino alle sensibilità ai colori per definire i caratteri di un’epoca.
«Nel periodo successivo al lockdown, abbiamo registrato un cambiamento drastico nei bisogni delle persone» racconta Elisa. «La ricerca del benessere, fisico ed emotivo, risultava elemento imprescindibile, in un momento che ha visto un rinnovato slancio nell’utilizzo delle tecnologie». Se comunicare e continuare le proprie attività da casa in smart working si sono rivelati atti di resilienza, nell’ambito del gusto e dell’estetica si sono tradotti in canoni che richiamano l’essenza del movimento della Bauhaus, ufficialmente istituito in Germania nel 1919, che diede voce alla ribellione attribuendo funzionalismo all’arte e ai mestieri.
Ovali e rettangoli come manifestazione di una realtà emozionale solida e rasserenante, nell’esercizio di un’estetica che esalta il valore della naturalezza di un volto
«A livello estetico, questo trend, definito dal bisogno di protezione e dalla ricerca di stabilità delle persone, in un momento storico così delicato, si è tradotto, così come per la scuola della Bauhaus, a un ritorno a forme geometriche e colori primari». Tracce di queste influenze, che dal Novecento continuano a intrecciarsi con lo stile del nostro tempo – e per quello a venire, secondo gli esperti del settore – sono presenti nelle nuove collezioni Marcolin e raccontano un mondo fatto di volumetrie abbondanti, forme dalle maschere avvolgenti e trasparenti, a rievocare tensione verso un bisogno di protezione, rappresentato attraverso colori molto forti e fluo, come il giallo e l’arancione. E se per certi accessori, come nelle scarpe per esempio, si è visto il ritorno in passerella dei tacchi quadrati, simbolo di stabilità per eccellenza, sul viso certe forme si sono rivelate più funzionali di altre per ricreare lo stesso scopo. Ovali e rettangoli come manifestazione di una realtà emozionale solida e rasserenante, nell’esercizio di un’estetica che non altera bensì esalta il valore della naturalezza di un volto.