Zhou Guanyu

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Come è cominciata la tua passione per le auto?

La mia passione per le auto è cominciata quando ero molto giovane, intorno ai 5 o 6 anni. Mi è sempre piaciuto il mondo dei kart, sin da quando ero bambino. Poi la mia famiglia mi ha portato a gareggiare e da lì, sin dalla prima volta, ho adorato l’esperienza e ho capito che era qualcosa che volevo davvero fare. Poi sono andato a vedere il Gran Premio di Cina e ho capito di voler diventare un giorno un pilota di F1. Quello era il mio sogno che poi si è realizzato: ho dato tutto, passo dopo passo, per arrivare qui in F1. 

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Nel 2022 sei stato il primo pilota cinese a gareggiare in un Gran Premio di Formula Uno. Qual è il tuo prossimo obiettivo?

Il mio prossimo obiettivo è ottenere una vittoria in una gara in F1. Vincere sarebbe fantastico e allo stesso tempo partecipare alla gara di casa in Cina la prossima stagione, il che è emozionante per me e mi dà ancora più motivazioni. Mi piace pensare di voler ottenere sempre di più. Un risultato migliore gara dopo gara, la top five, vittorie step by step. Spero di correre per il mio pubblico… questa potrebbe essere un’emozione incredibile da ricordare. 

 

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Che cos’è l’italianità per te, visto che guidi Alfa Romeo e d’abitudine indossi Web Eyewear?

Italianità significa molto per me. Il mio team di F1 è italiano e mi ha dato l’opportunità di realizzare il mio sogno e iniziare il mio viaggio in F1. E poi amo la cultura italiana. Ho vissuto in Italia per quasi tre anni, ho guidato per la Ferrari Driver Academy in passato quindi conosco abbastanza bene il paese, le città, la moda e il design. I marchi italiani portano sempre cose interessanti, idee sorprendenti come questi occhiali da sole molto trendy che apprezzo e indosso sempre in pista. 

Un viaggio che parte da un’idea

Il valore del pensiero

A parte pochissime eccezioni, oggi gli occhiali non vengono più realizzati in materiali rari e preziosi. Ma il loro valore va oltre la concretezza di questo aspetto: a fare la differenza è il processo creativo. Cioè quella fase di lavoro invisibile, per certi versi impalpabile, in cui un pensiero si trasforma in un bozzetto e poi in un disegno chiamando in gioco l’esperienza, le ore di lavoro, l’attenzione maniacale ai dettagli. Comincia così il viaggio che porterà alla realizzazione di una nuova montatura, contriuendo a offire una precisa visione del mondo. È questo il patrimonio immateriale che sempre sta dietro il processo creativo di una nuova montatura, come sanno all’ufficio stile di Marcolin. Un modo di lavorare affine a quello di alta ingegneria del mondo del gioiello.

Ciascun marchio ha valori propri, una storia precisa e muse ispiratrici diverse.

Occhiali come gioielli

È proprio dal mondo della gioielleria, dove anche il più piccolo dettaglio -vista la preziosità dei materiali- deve essere curato con la massima attenzione, che si prende ispirazione per aggiungere valore a un occhiale. Come, per esempio, l’inserimento di piccoli segni “sbagliati” che possono cambiare la rifrazione, creare chiaroscuro, spezzare la perfezione di un’asta. Piccoli interventi che fanno uscire un oggetto esce dalla serialità e gli regalano un’unicità molto umana e, dunque, un valore più grande. Dettagli non da poco. Perché è perfino nei piccoli gesti come scegliere un paio di occhiali che riveliamo quanto valore diamo a noi stessi.

 

Gli aspetti emotivi

Pensare a una nuova collezione, infatti, significa tenere conto di tantissimi aspetti. A partire dalla calzabilità, perché un occhiale deve essere, prima di tutto, confortevole. Allo stesso tempo, però, si tratta di un oggetto particolare, che viene sempre scelto seguendo il cuore, la parte più emotiva. E che, incorniciando lo sguardo, comunica qualcosa di noi al resto del mondo. La cura che, in fase creativa, si riesce a mettere nei dettagli, dunque, è proprio l’ingrediente che può toccare quei sensi e quelle emozioni, perché trasmette l’anima, il valore delle licenze con cui un’azienda come Marcolin lavora. A ogni nuova collezione, insomma, la sfida è quella di innovare toccando nuove corde sensoriali ed emotive, restando però fedeli al carattere di ogni brand: ciascun marchio ha valori propri, una storia precisa e muse ispiratrici diverse. Tutti aspetti da conoscere bene e seguire con molta attenzione.

Andrea Batilla

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Quali sono i tuoi luoghi del cuore di questa città, specialmente durante la Fashion Week?

«Senz’altro il caffè del Grand Hotel et de Milan di via Manzoni, uno degli hotel più prestigiosi della città, costruito nel 1880 e con, al primo piano, la famosa “suite Verdi”, la camera dove è morto Giuseppe Verdi. Il bar di questo hotel, dall’aspetto piacevolmente retro, è sempre molto tranquillo anche se in pieno centro: quando si entra qui si plana in una sorta di dimensione parallela. Antica e anche molto ricca, divertente e malinconica allo stesso tempo. Un altro luogo del cuore, per me, proprio a pochi passi da qui, è la Libreria Armani, una delle prime librerie dedicate alla moda aperte a Milano. E una delle più complete, dove riesco sempre a scovare pubblicazioni rarissime tra saggi e magazine internazionali che in una qualsiasi altra libreria di Milano non potrei trovare. Per chi ama la moda, è un piccolo giardino delle delizie, dove passare minuti molto piacevoli. Infine, Palazzo Morando, in via S. Andrea, sempre in pieno quadrilatero della moda. Il Palazzo è all’interno di una splendida casa nobiliare (la struttura principale è del Cinquecento) e oggi ospita il Museo della moda dove è conservata la collezione di abiti del Castello Sforzesco. E il calendario di mostre organizzate da Palazzo Morando è sempre estremamente interessante. Per me, un luogo che vale la pena scoprire».

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Alla vigilia della Fashion Week, come vedi questa stagione di passerelle milanesi?

«C’è molta eccitazione, perché tra “prime volte”, “ultime volte” e “volte di passaggio” ci saranno un sacco di cose interessanti. A proposito di prime volte, c’è grande curiosità per il debutto di Tom Ford a Milano con la nuova direzione creativa di Peter Hawkings. In generale, comunque, questo è un momento da osservare con grande attenzione perché di trasformazione, di passaggio verso il quiet luxury; dunque, vedremo come i creativi affronteranno il concetto. Questa edizione segnerà un punto di svolta tra quello che c’era prima e quello che ci sarà in futuro».

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Come considera gli occhiali Andrea Batilla?

«Gli occhiali sono uno degli accessori più interessanti e misteriosi perché cambiano la costruzione visiva del viso, il percepito che gli altri hanno di noi. E poi sono oggetti molto precisi, che riportano a contesti storici e culturali precisi. Mentre possiamo essere confusi nel modo di vestirci, quando scegliamo di indossare un occhiale entriamo sempre dentro un film. diventiamo i personaggi di un film. Un’esperienza magica. E gli occhiali sono gli unici accessori che possono regalarla. Anche perché sono gli unici ad avere un contatto così stretto con il nostro corpo».

Un gioiello di Carlo Scarpa

Straddling architecture and design

It is in the extraordinary setting of the historic Olivetti showroom in Venice, under the loggia of the Procuratie Vecchie, the space skilfully designed by Carlo Scarpa in 1957 for Adriano Olivetti which has been reopened to the public thanks to FAI, that Marcolin wanted to set the new campaign for its Web Eyewear line autumn-winter collection. This was no accidental choice, given the affinity between the elegant intelligence of the great Venetian architect – also translated into extreme attention to detail – and the sophisticated taste coupled with knowledge of materials expressed by the Marcolin brand.

 

Form and substance

The Olivetti showroom, an authentic work of art arranged over two floors, welcomes visitors with the sculpture-fountain entitled Nudo al sole [Naked in the Sun] by Alberto Viani, a gilded bronze work from 1956 (and recently restored) that Scarpa had placed in a black Belgian stone basin filled with water to reflect its upside-down image. But the real stroke of genius is the staircase that dominates the central hall, with its steps made of Aurisina marble, widely used in Venice until the Middle Ages, which seem to be suspended in the void and lend a sense of lightness and airiness to the whole room. Above, in the small areas formed by the two long galleries, a number of historic Olivetti typewriters and calculating machines, themselves examples of Italian design excellence, are on display. Like the frames from the Web Eyewear collection, Marcolin’s house brand created in 2008 and now known the world over.

Transparencies that are echoed in the acetate frames with titanium details from the new Web Eyewear season.

The light of Venice

The themes of light and water therefore dominate the space of the Olivetti showroom, the forerunner of modern flagship stores. Two elements that are known to characterise Venetian topography and art, and which are evoked here by a skilful use of natural light. And of the materials, mixed in a continuous play on colour contrasts and transparencies: from the marble and Murano glass floor (Scarpa began his career in the Murano glassworks) to the African teak and rosewood of the balconies, through to the bevelled crystal glass display cases. Transparencies that are echoed in the acetate frames with titanium details from the new Web Eyewear season. The lightness of which, enhanced for this campaign by the lens of American fashion photographer Nicolas Kern, conveys the idea of simple, contemporary elegance. Minimalist design, natural colours, textured effects and transparencies: as in Scarpa’s architecture, the beauty of these glasses lies in each individual detail. And this, perhaps, is the key to successfully combining style and comfort, sophistication and functionality. In architecture as in product design.

Come nasce un paio di occhiali?

La fase della burattatura

Tonde, irregolari butterfly o cat-eye. E poi in metallo o in acetato, nere o colorate: sono gli infiniti modi in cui le montature possono incorniciare, valorizzandolo, il nostro sguardo. Non tutti sanno, però, da quali e quanti speciali processi di lavorazione passa la realizzazione di un paio di occhiali. Lara Marogna, Group Style & Product Development di Marcolin, ci illustra uno dei processi più importanti e delicati: la burattatura. «Il suo nome deriva da quello della macchina che viene utilizzata, il buratto. Si chiama così il macchinario cilindrico, chiamato anche “botte”, diviso in vasche all’interno delle quali, conclusa la sagomatura, vengono infilati i frontali e le aste che poi andranno a comporre l’occhiale, insieme a legnetti di faggio e betulla di diverse dimensioni e a palline di pasta abrasiva. A questo punto la macchina viene chiusa e fatta partire: il buratto comincia a girare su sé stesso ad una velocità che può variare in base al materiale (metallo o acetato) e ad ogni rotazione, per caduta e sfregamento, legnetti e paste abrasive compiono il lavoro di sgrossatura, lucidatura e brillantatura finale delle montature». Un lavoro lungo perché, per ciascuna delle tre fasi, il buratto gira ininterrottamente da 12 fino a 14 ore.

L’importanza del giusto mix

«A ogni passaggio, quando il buratto viene scaricato, sono gli operai a controllare una per una le montature. E al momento di ricaricarlo, devono saper dosare alla perfezione la quantità di legnetti e di pasta che compone il mix del materiale di lucidatura. E possono farlo verificando al tatto che non sia troppo secco né troppo oleoso; quindi, servono esperienza e conoscenza dei materiali. È proprio dal giusto equilibrio di questi ingredienti, infatti, che si può ottenere un risultato eccellente. Cioè un occhiale in cui ogni dettaglio della montatura sia perfetto per la sua funzione, dunque resistente ma anche impeccabile dal punto di vista estetico». E Lara Marogna, che ha iniziato il suo percorso professionale nel mondo della gioielleria, sa bene che è dalla cura di queste fasi, che avvengono dietro le quinte di una fabbrica, che si può ottenere un prodotto glamour ed elegante, in grado di farci sognare e di valorizzare il nostro stile personale.

Un viaggio a tre tappe

Trascorso questo lasso di tempo, il buratto viene aperto e le montature controllate una ad una (per i non addetti ai lavori è sorprendente vedere come, a ogni passaggio, le montature siano più belle e brillanti). Successivamente, vengono infilate in un altro buratto, dove si avvia la fase successiva per altrettante 12-14 ore. In tutto, il processo richiede quattro giorni di lavoro per raggiungere il risultato finale di una montatura perfettamente levigata e brillante. Pronta per essere rifinita e uscire dalla fabbrica.

Non si tratta però di un processo squisitamente meccanico, dove è il buratto a fare tutto: a fare la differenza nella burattatura è l’aspetto umano, grazie agli occhi e alle mani degli operai che ne gestiscono e seguono tutto il processo.

Back to work

Sofisticato e innovativo

Per lo spessore, i sorprendenti tocchi di colore e una linea che strizza l’occhio reinterpretandoli – agli anni Sessanta e Settanta, le montature TOM FORD Eyewear si fanno sempre notare. Oversize, vistosi e allo stesso tempo eleganti, questi sono occhiali di carattere che si abbinano perfettamente alla personalità di chi, nella vita privata come sul lavoro, resta fedele a uno stile raffinato. A partire dalla scelta accurata dei dettagli, come tessuti e accessori. Ma che rivela anche un’anima giovane, amante dell’innovazione e curiosa del futuro. Uno stile, insomma, che ha sì le sue radici nel lusso, ma sa distinguersi per una visione che è sempre un passo più in là. 

 

Uno stile che ha le sue radici nel lusso, ma sa distinguersi per una visione che è sempre un passo più in là

Casual ed essenziale

La nuova collezione GANT Eyewear esprime l’inconfondibile anima sportiva di questo brand nato in America nel 1949 attraverso montature che coniugano uno stile contemporaneo e dinamico a piccoli ma preziosi dettagli iconici. Sono occhiali da vista che si distinguono per le montature lineari e ricercate, come quelleleggerissime e allo stesso tempo elastiche e resistenti – in metallo. Confortevoli e regolabili, sono perfette per chi, nella vita di tutti i giorni, si sente perfettamente a proprio agio in uno stile casual, essenziale e minimalista. E detesta le complicazioni.

 

Confortevoli e regolabili, sono perfetti per chi, nella vita di tutti i giorni, si sente perfettamente a proprio agio in uno stile casual, essenziale e minimalista

Elegante e glamour

Un po’ Robert Redford un po’ futurismo retrò anni Ottanta: gli occhiali da vista a goccia conservano quell’intramontabile non so che. Tra l’intellettuale e il glamour, come le accurate montature in metallo di Zegna Eyewear, sono gli occhiali giusti per chi ama uno stile ricercato senza rinunciare a qualche tocco vintage. Uno stile che, nel suo guardare al passato, rassicura e mette tutti a proprio agio. Senza annoiare, però: con pochi sapienti dettagli rivistati, la rinascita di un grande classico è servita.

Valtteri Bottas 

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In Formula Uno dal 2013, in Alfa Romeo F1 Team dal 2022. Qual è stata la sfida più grande in questo viaggio: quella con te stesso, con gli altri piloti o con le vetture di Formula Uno?

Per me la sfida più grande è sempre stata l’adattamento. Che si tratti di una squadra o piste diverse, macchine che cambiano ogni anno, cerco sempre di adattarmi e sfruttare al massimo la situazione, che molto spesso è inedita. L’innovazione tecnologica è stata un’altra sfida. Le cose cambiano e migliorano perché si tratta veramente di uno sport in continua evoluzione. Rimanere al passo dal punto di vista tecnico è per questo motivo una grande sfida.

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C’è un tracciato speciale in cui ti senti più a tuo agio a vincere e perchè?

Correre in Giappone è speciale. Prima di tutto, per via della conformazione della pista – è come un grande ottovolante, super divertente da guidare – ma tra tutte le cose c’è la cultura, così diversa dai paesi europei. Poi i tifosi sono fantastici e supportano tutti. 

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Come il dinamismo e l’innovazione della tua professione coesistono nella tua vita quotidiana?

Direi che lo stile di vita è molto movimentato. Al di fuori dei weekend di gara sei sempre in viaggio, sempre in movimento e, allo stesso tempo, cerchi di mantenere i migliori livelli di energia possibile dall’inizio alla fine della stagione. È uno sport dinamico e molto innovativo. C’è sempre qualcosa in arrivo. Nozioni nuove da imparare, nuovi strumenti per aiutarti a essere migliore sia che si tratti di analizzare i dati e la telemetria della guida o che si tratti di simulare gli assetti per il fine settimana successivo. Fondamentalmente, da quando ho iniziato in F1 ad oggi, ci sono molte più informazioni e strumenti per aiutare le tue prestazioni come pilota ma anche le performance delle auto. Devi davvero assicurarti di comprendere sempre la situazione leggendo i dati. Ci sono così tante cose a cui dare la priorità e cose su cui ti concentri sempre con l’obiettivo di ottenere il meglio. 

Lenti per viaggiare

The Göreme Valley

The Montgolfier brothers, inventors of the first balloon to transport people, could never have imagined it: the hot air balloon experience is still one of the most impressive for gliding through the sky. One of the best places to enjoy the magic of the landscape seen from above is the Göreme Valley in the unique historical region of Cappadocia. Declared a UNESCO World Heritage Site in 1985, it is dotted with rocks of volcanic origin and religious architecture from pre-Christian times weathered by the ravages of time. The result is a surreal landscape. Impossible to distinguish myth from fairytale, not even the multifaceted forms carved into the rock, rebaptised the ‘fairy chimneys’, where the earth meets the sky, offer a solution. To enjoy the magnificence of the scenery, it is possible to take advantage of the bright morning light or the warm hues of sunset. To accompany the thrill of the flight, we refer to a legend in the world of eyewear: the aviator models once designed for pilots, still capable of surprising in the reinterpretations in the Marcolin collections. Combining a classic with contemporary design details.

To accompany the thrill of the flight we refer to the pilots models, still capable of surprising in the reinterpretations in the Marcolin collections

Trieste – Vienna round trip

Once upon a time there was the Habsburg Empire, the year was 1857. The inauguration of the line from Vienna to Trieste, the most important outlet on the Adriatic Sea, transformed the missing link into what would go down in history as the southern railway line and go on to enable the aristocracy south of the empire to land on the shores of the Adriatic, revitalising trade on both routes. Today, that railway line’s historic network has been restored, making it possible to reach Vienna from Trieste along the old route. This is slow travel. Watching the landscapes pass by, starting from the shores of Istria of yesteryear, across the rugged mountain ridge of the Simmering and then up through Styria, always window-side are the sights you will see under the lenses of your glasses. If art and culture are on your agenda this summer, once you arrive in Vienna, the highlight is the Austrian National Library, with its Gala Hall: you will not have access to the over 200,000 volumes on display, but you will be able to admire the baroque splendour of the court library, one of the most beautiful in the world. We suggest graduating the experience through understated, elegant frames, the result of the time-forged expertise of the Marcolin brand.

Bells Beach

Cherchez la femme! urged Alexandre Dumas père, in his novel Les Mohicans de Paris, to imply that women are the direct or indirect cause of events, even if these events are apparently unrelated to the women in question. With the Women’s World Cup coming into full swing this August in Australia and New Zealand, we turn to Oceania. Following the Italian national team is an opportunity to travel around the Australian continent chasing waves, heading for beaches whose miles of sand or rocks make them a surfers’ paradise. For the more experienced, equipped with the best lenses to shield their eyes from the sun’s rays and wrap-around silhouettes to protect them from the water and salt, Marcolin sets up a rendezvous at Bells Beach, the birthplace of surfing in Australia and the setting for Point Break, the cult film for lovers of the most spectacular water sport ever. For mere inquisitive onlookers, however, there is the Australian National Surfing Museum and Hall of Fame near the beach to trace the history of surfing and its most iconic boards.

Rendezvous at Bells Beach equipped with the best lenses to shield from the sun’s rays and to protect the eyes from the water and salt

Montature e trame

Artigianalità come punto di vista

Per definire l’artigianalità di un occhiale da un punto di vista letterario, potremmo usare come termine di paragone il punto di vista narrativo, che, a seconda dell’angolo da cui si sceglie di raccontare una storia, coglie spunti ed emozioni diversi dell’oggetto della trama. In un’azienda come Marcolin si misura con la meticolosità e la cura della sua produzione: la qualità dei materiali, la creatività del design e la sapienza manifatturiera raccontano di una dedizione verso la propria unicità. Questa dedizione fa da specchio alle storie selezionate. Ogni libro è una miniatura di storie legate da un punto di vista che ha a cuore la costruzione o la scoperta di personaggi forti e autentici: fuori dal clamore e dalla gloria, come i protagonisti dei racconti di Vite minuscole di Pierre Michon, un classico degli anni ’80, che ha lanciato nel famedio della letteratura un autore esordiente in virtù della potenza della sua lingua. Alla necessità di andare incontro al proprio destino fanno eco gli Spiriti di Francesca D’Aloja, non come entità fantasmagoriche ma come persone illuminate impegnate a essere pienamente se stesse. Ad aggiungere un contesto storico ad un romanzo dalla struttura narrativa avvincente, ci pensano i quattro punti di vista differenti a dipanare le pagine di Trust di Hernan Diaz. Scoprire il volto di una donna rimasta all’ombra della storia è la loro missione.

Lo stile di un occhiale racconta la personalità di chi lo indossa. Definire i toni e calibrare il timbro è lo scopo di una voce narrante

Il potere della voce narrante

Lo stile di un occhiale racconta la personalità di chi lo indossa. Definirne i toni e calibrarne il timbro è, allo stesso modo, lo scopo di una voce narrante. Cosa definisce lo stile di una collezione Marcolin dal forte twist contemporaneo? Quella capacità di dosare praticità e unicità attraverso la ricercatezza di un dettaglio, che, al pari della voce narrante del protagonista di una storia, è in grado di trasmettere con precisione le coordinate di una trama o di un sentimento. Per questa ragione la nostra selezione ha dato voce ai poeti. In primis a quella di Antonia Pozzi, in qualità di scultrice dell’anima, che nella raccolta delle sue Poesie d’amore, esprime la sua voce più profonda con la delicatezza di un uccellino al suo primo volo. E se siete desiderosi di sintonizzarvi sui toni e sulle vibrazioni di chi la voce profonda dell’io narrante l’ha a lungo cercata non solo tra le pagine delle sue storie ma in viaggio per l’Europa alla ricerca di uno scrittore che volontariamente si è volontariamente eclissato dal mondo, Nome in codice: Elitar I. Sulle tracce di Milan Kundera, della nota giornalista francese Ariane Chemin vi accompagnerà in un viaggio attraverso un’Europa nostalgica e piena di fervore. Se volete puntare su una lettera, come lo scommettitore fa sul colore, allora c’è Kappa: il volume n.6 è dedicato alla Magia, nelle sue diverse accezioni.

Post scriptum

Per i naviganti in procinto di salpare o semplicemente pronti a rallentare il ritmo per godersi appieno questo inizio di agosto. Non esiste viaggio senza movimento. Che sia un moto del cuore, un’ispirazione o un girovagare spensierato per paesi e città, luoghi familiari o sconosciuti, l’abbinamento in questione mette insieme gli audaci, ovvero i colori che dell’occhiale, nelle collezioni Marcolin, sono l’abito. E in queste vesti vi proponiamo due letture: Come ti vesti, di Andrea Batilla, e A Manchester con gli Smith, un walkabout musicale di Giuseppina Borghese, perché ogni abito che indossi ha bisogno di una colonna sonora che lo accompagni.

Iconici anni ’80

Dal Viaggio in Italia al Made in Italy

Nessuna opera letteraria straniera ha contribuito a costruire un immaginario sul nostro paese, quanto il celebre Viaggio in Italia del prolifico letterato tedesco J. W. Von Goethe, che tra il 1786 e il 1788 percorse l’Italia, ritraendola come luogo ideale di bellezza, sospesa tra una dimensione edenica dei paesaggi e di sublime ispirazione in virtù della sua arte. Bisogna aspettare gli anni ’80 del Novecento perché quello stato dello spirito sia trasceso in materia. E se è vero che un decennio più tardi gli Afterhours affermavano cantando che Non si esce vivi dagli anni ’80, l’Italia, proprio allora tornò alla ribalta con una nuova identità: audace, operosa e organizzata attraverso un sistema produttivo riconosciuto per l’alta qualità e lo stile inconfondibile. Il Made in Italy, che prese il volo in quegli anni, ha decretato il successo di un patrimonio squisitamente italiano, sotto diversi ambiti.

Le incursioni retrò nell’occhiale avevano forme cat eye e allungate, ma anche leggermente trapezoidali, nei toni scuri e colorati, come in certe collezioni prodotte da Marcolin

Dalla moda al design, dal cibo alla meccanica

Sono quattro le A che hanno definito l’identità di un paese intero: nell’abbigliamento, nell’agroalimentare, nell’arredamento e nelle automobili. Degli stilisti che del Made in Italy sono stati i principali promotori ricordiamo il genio di Gianfranco Ferré, noto per l’armonia dei volumi delle sue creazioni, celebrato per lo stile impeccabile dei tailleur in gessato e per aver trasformato la camicia in feticcio. Le donne che immaginava per le sue creazioni, in un’epoca in cui l’euforia del benessere spesso sfumava in superficiale apparenza, rimandavano alla riscoperta del loro potere. Le donne potevano ambire a ruoli apicali nella società. Da qui lo stile formale accompagnato dall’audacia degli accessori. Le incursioni retrò nell’occhiale avevano forme femminili: cat eye e allungate, ma anche leggermente trapezoidali, tanto nei toni scuri quanto colorati, le cui influenze si susseguono nel filo del racconto, dalle aste alle lenti, in certe collezioni prodotte in casa Marcolin.

A volte ritornano

Non è soltanto il titolo di una delle raccolte di racconti più significative di Stephen King, il re del brivido, pubblicata in Italia nel 1981, a unire gli ultimi sussulti degli anni ’70 alla nuova era. Lo spirito del tempo si presenta indossando silhouette da pieno revival: tra i quali troviamo gli iconici occhiali rotondi, colorati o tartarugati ispirati ad Andy Warhol che danno appuntamento nei magazine colorati, nei set cinematografici e nelle strade delle città di un Occidente e di un’Italia pieni di ardore alle celebri lenti a goccia, tornate in auge, complici le pellicole di un’epoca seducenti per estetica e trame. Ed è con questo spirito, rievocando pagine di libri, di immagini di archivio e film, che Marcolin ha dato voce nelle proprie collezioni a queste atmosfere.

Dalla moda al design, dal cibo alla meccanica, erano quattro le categorie che ridefinirono l’immagine del paese. Il Made in Italy prese il volo in quegli anni