Maria Frida

Così come Frida Kahlo

Tra le artiste femminili più influenti del XX secolo sotto molteplici aspetti – dalla storia di genere, alla politica, dall’arte alla cultura contemporanea in senso lato –è nata e vissuta nel medesimo luogo, secondo un unico atto d’amore, la creazione di questo pezzo da collezione in casa Marcolin è il frutto della particolare sinfonia che si è creata tra un committente – un brand dalla spiccata propensione a sperimentare – e da un team creativo desideroso di surfare sulle onde dell’ispirazione. Come nasce l’unione tra un’icona moderna e rivoluzionaria e una pianta dal simbolismo altrettanto controcorrente? Il legame si è creato in virtù dell’input creativo fornito da GCDS: ovvero il logo del committente e delle foglioline di marijuana.

250 fiori stampati in serigrafia, dipinti a mano, e, fiore su fiore, sono stati posizionati singolarmente

È proprio questa foglia a essere protagonista di un pezzo unico

Nato come oggetto del desiderio, ha sfilato a una passerella importante, in seguito ricreato in prototipia al fine di arricchire l’archivio di Marcolin. Che sia un modello da collezione è l’elaborata geometria dei dettagli a definirlo: l’occhiale, dalla volumetria generosa e dai colori pastello, che fanno eco a forme e colori tipici degli anni 70 del Novecento, è composto da 250 fiori stampati in serigrafia, dipinti a mano, e, fiore su fiore, sono stati posizionati singolarmente, seguendo il filo conduttore che avrebbe creato poi l’effetto visivo da realizzare. A conferire carattere di unicità al pezzo ha contribuito anche la particolare importanza attribuita ai nomi con cui vengono identificati i progetti frutto di questa collaborazione. In questo caso, a unire l’immaginario collettivo legato a Frida Kahlo con la foglia e il suo simbolismo, è stato l’estro creativo di un team, ben consapevole che seppure chiamassimo un fiore con un altro nome di esso ci rimarrebbe il suo profumo, ribelle e rivoluzionario.

 

 

Che sia un modello da collezione è l’elaborata geometria dei dettagli a definirlo

Sabrina Paulon

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Marcolin conta più di duemila dipendenti a livello globale. Il 57% sono donne. Dove puntano le vostre azioni in termini di inclusione?

Marcolin ha sempre sostenuto politiche aziendali che favoriscono il bilanciamento tra la vita lavorativa e la vita familiare. Questo già in tempi precedenti al mio arrivo in azienda, nel 2014. Sin dalla fondazione, Marcolin ha attuato politiche che miravano a supportare la componente femminile con la retta dell’asilo, per esempio, per prevenire l’abbandono del lavoro, in una zona del bellunese, privo di servizi, da parte delle lavoratrici donne che, per volontà o necessità, decidevano di occuparsi della famiglia. C’è sempre stata la volontà da parte dell’azienda di favorire politiche di genere, in senso lato, perché all’epoca oltre il 60% delle donne era impiegato in azienda soprattutto in ambito produttivo. Con l’andare del tempo Marcolin è cresciuta, diventando un’azienda di tipo manageriale, con una dimensione internazionale, e non più di proprietà familiare. Questo nuovo assetto ha influito anche nella gestione delle risorse umane. Abbiamo sviluppato diverse politiche a sostegno non solo della componente femminile, ma anche di quella maschile, che ha anch’essa un ruolo fondamentale nella gestione familiare. Sempre a sostegno del bilanciamento tra vita lavorativa e familiare, abbiamo inserito una serie di agevolazioni, dai congedi parentali estesi anche ai padri, allo sviluppo di focus group all’interno dell’azienda e in modalità digitale sui percorsi di genitorialità, affrontando, per esempio, il tema della sfida sul nuovo mondo degli adolescenti. Si tratta di iniziative che mettono al centro il benessere della persona. Con una vita familiare equilibrata si possono portare più energie in azienda e trasferirvi lo stesso equilibrio. Per favorire l’inclusione abbiamo deciso di scrivere una Carta, che abbiamo chiamato la “Carta Diversity and Inclusion”, da tramandare ai posteri, come parte del Dna di Marcolin, sancita attraverso un accordo di secondo livello, perché quel che oggi abbiamo di positivo, tra le altre cose, è il considerare il diverso un valore aggiunto. Ma non ci siamo fermati qui. Alla Carta seguiranno azioni e progetti che andranno a sottolineare l’impegno di Marcolin all’interno di questo ambito.

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Attraverso quali politiche aziendali favorite la crescita professionale del personale in azienda?

Abbiamo attivato percorsi di Leadership Academy allo scopo di far crescere i leader di domani. Quest’anno, per la prima volta, abbiamo attivato una sessione dedicata alla leadership al femminile, sebbene la classe sarà inclusiva e mista. Continueremo a supportare attivamente il progetto “Empowering Optical Women Leadership” di ANFAO – Associazione Nazionale Fabbricanti Articoli Ottici. Oltre ad affrontare i temi classici, come quelli delle soft skills e financial brand finals, punteremo sulle caratteristiche valoriali tipiche della componente femminile e il loro interscambio tra i due generi. Senza dimenticare che proprio quest’anno abbiamo ottenuto il riconoscimento come “Italy’s Best Employers for Women 2023” nel settore dell’occhialeria, secondo il rapporto condotto dal German Quality and Finance Institute.

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Quali sono le tre parole chiave per una gestione di successo delle risorse umane? E in cosa Marcolin costituisce un unicum?

Quando parliamo di risorse umane parliamo di persone, non solo di dipendenti o di rapporti lavorativi. Per noi è importante saper ascoltare le esigenze dei nuovi dipendenti, perché ci siamo accorti che col passare del tempo sono profondamente cambiate. Siamo passati da richieste improntate al welfare, quindi relative ai servizi, come premi in termini remunerativi da utilizzare per forme di svago o per la previdenza, allo smart working, una policy che Marcolin aveva previsto per i suoi dipendenti già prima della pandemia proprio per conciliare la vita lavorativa e quella familiare. Oggi in azienda c’è chi desidera avere più tempo a disposizione e chi invece, per esempio, desidera crescere velocemente all’interno dell’azienda. Per questo motivo abbiamo agevolato soluzioni di smart working anche cinque volte alla settimana e percorsi di crescita professionale, attraverso politiche di job protection e Academy, ma anche con sfide lavorative all’estero, per quelle persone che desiderano privilegiare la loro realizzazione in termini lavorativi. Per quanto mi riguarda è importante occuparmi delle risorse umane con flessibilità: questo mi permette di andare incontro a tutti i dipendenti e poter costruire un’organizzazione in grado di conciliare tutte le esigenze.

Longarone Valley

Esiste paesaggio emotivo più coinvolgente di uno scatto catturato dall’alto?

Sembra trascorso un tempo infinito da quando, sul finire degli anni 70 del Novecento, la fotografia aerea del francese Yann-Arthus Bertrand, ha iniziato a mostrare il mondo attraverso il punto di vista immaginifico per eccellenza – secondo molti registi, sceneggiatori e, appunto, fotografi – quello che, a volo d’uccello, è in grado di catturare trame del reale e portare all’attenzione segreti che difficilmente l’occhio umano, da un semplice piano all’americana, per esempio, vedrebbe. Oggi i droni hanno sostituito gli elicotteri, e per molti artisti sono lo strumento più adatto per catturare il volto della natura e delle città attraverso la giusta distanza. Né troppo vicino. Né troppo lontano. Around the world, la rubrica che esplora il mondo dal punto di vista dell’occhiale non poteva che cominciare questo suo errare da dove la storia di Marcolin è cominciata: Longarone, nel cuore del Cadore, un’area nota nel mondo per essere il distretto dell’occhiale, l’unica a contare su uno dei pochissimi musei, dedicato alla caleidoscopica evoluzione storica dell’ottica. E quale punto di vista migliore se non quello dall’alto? Quel che risulta evidente, sotto questo pezzo di cielo, a un passo da Belluno e da destinazioni dalla forte risonanza – come Cortina D’Ampezzo, Le Tre Cime di Lavaredo o anche i laghi, come Misurina e di Cadore, dalle acque azzurre e i panorami edenici – è una geografia emotiva di un luogo, e dei suoi dintorni, il cui fermo immagine spazia in un’armocromia degli elementi naturali. Aria, terra, acqua e fuoco, in cui echi crepitanti richiamano alla mente scenari innevati durante la stagione per antonomasia di queste terre, ovvero l’inverno, sono il volto più autentico di un comune montano, unito ad altre cinque municipalità, idealmente collocato nella zona centro meridionale del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.

Un paesaggio naturale, patrimonio dell’umanità

Sospesa oltre i 470 metri d’altezza, immersa nella provincia più estesa della regione veneto – quella bellunese – Longarone è considerata una porta aperta su un interregno che separa due mondi, con i sentieri tracciati per risalire dalla terra, le vette delle sue montagne, le Dolomiti, iscritte dal 2009, come patrimonio dell’umanità, dall’UNESCO. Sono proprio le vette di questi paesaggi a sancire un legame imprescindibile e indubbiamente emotivo con il territorio e l’elemento roccia. Una passione quella per queste montagne che ha ispirato artisti, esploratori, come Vittorino Cazzetta, a cui si deve la scoperta del celebre cacciatore del Mondeval, che ha contribuito a dare un’identità al mesolitico di queste zone, o di scrittori, come Dino Buzzati, figlio di questa grande provincia bellunese. L’algido influsso delle Dolomiti scorre allo stesso modo in Marcolin, azienda profondamente legata alla geografia emotiva del suo territorio. 

Il profilo delle montagne come elemento di stile

Se sulla vetta del Monte Rite si erge il Museo delle Nuvole, il più alto di tutta l’Europa a omaggiare la montagna come custode di un patrimonio che raccoglie l’essenza della vita dei monti, con le sue cupole di vetro e acciaio sulle fondamenta di un ex fortino, residuo della Grande Guerra, profilando lo scorcio più suggestivo sui Monti Pallidi – l’altro nome con cui un’antica leggenda definisce le Dolomiti – e a est sul Cadore, Marcolin lascia che a esprimere questa passione sia il marchio rappresentativo del suo Dna, Web Eyewear, che incarna lo spirito avventuroso e l’amore per la bellezza di questi luoghi in uno stile contemporaneo e essenziale. Ed è proprio il profilo delle Dolomiti, con i suoi riflessi a essere impresso sugli iconici occhiali del brand: risalendo le sfumature di queste vette ricreate lungo le aste, fino ad arrivare al cuore della montatura, come sulla cima di un monte, si indossa il più etereo degli elementi: l’aria, fluttuante e leggera.  

Marcolin e Timberland Forest

22 aprile: quando la Terra chiama Marcolin e Treedom rispondono

Ogni anno, un mese e un giorno dopo l’equinozio di primavera, il mondo si stringe intorno alla Terra per celebrarla in una giornata internazionale che ricorre, da oltre 50 anni, il 22 aprile: si tratta di una delle call to action più significative in termini di partecipazione a livello globale e ha a cuore la salvaguardia del pianeta. Marcolin, sensibile al tema, risponde all’appello e dal 2021, sceglie di partecipare allo sviluppo di progetti sostenibili in collaborazione con Treedom, la piattaforma digitale che permette di regalare e scegliere alberi autoctoni da piantare a distanza, conoscerne la storia e attribuire loro un nome. Seguirne poi lo sviluppo, attraverso un “Tree Diary che ne riporta la crescita attraverso foto e report periodici, comodamente da casa, fa parte della storia. Quel che c’è dietro, però, è ben più di una nota di colore: quel verde, che sulla mappa del mondo di Treedom non compare, racconta la tensione concreta verso un ideale.  

3,5 milioni di alberi piantati

A beneficio dell’ambiente – dal 2010 a oggi, grazie a Treedom, sono stati piantati 3,5 milioni di alberi, coinvolgendo più di 75000 agricoltori in 17 Paesi del mondo, il che significa compensare il livello delle emissioni di CO2, proteggere la biodiversità degli ambienti e agire concretamente per contrastare l’erosione del suolo e le conseguenze della deforestazione. L’altro volto di questa storia parla la lingua delle comunità locali il cui ritorno si misura in termini di maggiore benessere sociale e di sicurezza.  

Una foresta diffusa entro il 2025

Il progetto di Marcolin, in partnership con Treedom e Timberland Eyewear, brand presente nel suo portfolio dal 2003 – sponsorizza per tre anni, attraverso Treedom, la piantumazione di 10.000 alberi, geolocalizzati mediante codici ID, per consentire a ogni sostenitore di seguirne l’evoluzione e il progetto relativo nei diversi continenti del mondo coinvolti. 14.985 alberi, dai nomi singolari – come l’arbusto di Grevillea che cresce in Kenya e raggiunge i 10-12 metri d’altezza e produce i caratteristici fiori gialli il cui nettare, attraendo le api, favorisce la vitale opera di impollinazione delle piante, sono stati piantati in 10 paesi, ma anche grazie al precedente accordo tra Treedom e Timberland, impegnato a piantare 50 milioni di alberi in tutto mondo entro il 2025, è possibile vedere crescere una vera e propria foresta diffusa, un albero alla volta, sotto le cure dei rispettivi custodi.  

Duro Olowu

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People, Places, Colour, titolo della sua esclusiva Capsule Collection, sembrano identificare tre componenti essenziali del suo viaggio ideale. Ha dei luoghi del cuore in cui questi tre ideali si incontrano e fluiscono insieme?

Per me le persone e i luoghi sono collegati dal colore. La mia capsule collection per MAX&Co. è proprio espressione di questo. Ci si ricorda dei luoghi che abbiamo visitato, soprattutto in vacanza, per i colori della città, del terreno, del mare, oppure per i modi particolarmente suggestivi con cui le persone di un luogo specifico si vestono e mescolano colori vivaci. Questa collezione è proprio espressione di quel mix gioioso e stile fantastico. Mi sono basato sulla mia ben nota passione e conoscenza dell’arte contemporanea. La mia Capsule Collection per MAX&Co. si è ispirata al lavoro dell’artista italiano Luigi Ghirri, le cui fotografie poetiche, colorate e dal gusto cinematografico, meravigliosamente composte e contrapposte al paesaggio italiano degli anni ’70 e ’80 evocavano la bellezza e l’emozione di un viaggio tranquillo verso luoghi familiari. Immagino l’artista che prolunga i suoi viaggi verso altre parti del mondo, come Bamako in Mali, utilizzando la sua macchina fotografica per catturare lo stesso tipo di momenti e sfumature in technicolor.  

La collezione rappresenta quella che io immagino sia la donna MAX&Co: giovane e libera da pregiudizi con un approccio fresco nel modo di vestire
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In che modo si è sviluppato il processo di collaborazione? Come è stato lavorare con il team MAX&Co. e con il team Marcolin?

Tutta la mia esperienza di lavoro su questa collezione è stata molto creativa e divertente. Sono uno stilista molto pratico sotto ogni punto di vista e il team è rimasto entusiasta e incoraggiato da questo aspetto del mio processo creativo. A questo va aggiunto l’accesso che ho avuto ai loro incredibili archivi. Una combinazione di qualità, innovazione e standard elevati che è sempre molto importante per me e il mio lavoro. 

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Che tipo di donna ha immaginato quando ha creato People, Places, Colour?

La collezione rappresenta quella che io immagino sia la donna MAX&Co. Giovane e libera da pregiudizi con un approccio fresco e interessante verso il modo di vestire. Una donna che pensa meno all’abbigliamento casual o formale, da giorno o da sera e mescola silhouette classiche (con dettagli inaspettati) in colori uniformi e vividi con fantasie ricche e audaci, in modo interessante. È una donna intelligente e consapevole del mondo in cui vive e dei luoghi che visita. Non è facilmente influenzabile e compie le proprie scelte riguardanti l’abbigliamento in maniera spontanea ma consapevole.