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In conversation with ALESSANDRO ZOPPA

Boundless visions

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Alessandro Zoppa

Incontriamo Alessandro Zoppa, creative designer di Marcolin che si è occupato anche dell’ultima collezione WEB EYWEAR, che a febbraio ha debuttato a MIDO ed è stata protagonista della mostra Framing Light, organizzata da Marcolin al Salone dei Tessuti.

di Redazione

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Tu lavori da anni nel settore dell’Eyewear e del lusso: quali sono oggi le sfide per chi si occupa del design di questo particolare accessorio?

«La prima riguarda senz’altro la maggiore attenzione e competenza dei consumatori, che si traduce per noi in una sempre più grande attenzione ai dettagli e alla qualità artigianale del lavoro. Non solo. Oggi è importante anche puntare su una dimensione circolare, non lineare, del pensiero e del lavoro. Vuol dire progettare in modo consapevole, facendo attenzione a tutti gli aspetti del ciclo produttivo: dalla sostenibilità dei materiali all’impatto sul territorio, dalla qualità del prodotto alla sua durata nel tempo».

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In queste settimane ha debuttato la nuova collezione di WEB EYEWEAR, uno dei progetti che hai seguito personalmente: in cosa si caratterizza questa nuova linea?

«La collezione nasce al termine di un percorso di ricerca durato circa tre anni, a partire dalla storia importante che questo brand porta con sé, e che è approdato all’essenza dei suoi valori fondamentali. Primo tra tutti quello di voler “essere” piuttosto che “apparire” con, in più, il tema della trasparenza, che abbiamo declinato nel design tridimensionale dell’asta. Non a caso il marchio WEB EYEWEAR è scelto soprattutto da chi, nella vita, è più attento alla sostanza che all’apparenza e sa che questo è un prodotto elegante, destinato a durare nel tempo, frutto di un pensiero progettuale attento e approfondito. È come nell’abbigliamento: acquisti un certo abito perché ti riconosci in una certa visione, ti appartiene, è quella che ti permette di esprimere al meglio la tua personalità».

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Da creativo, come hai vissuto la campagna che ha portato alla mostra-evento Framing Light e il coinvolgimento di cinque fotografi attorno ai tre valori di WEB EYEWEAR?

«È stata una bellissima sfida, qualcosa che non era mai stato fatto prima nel mondo dell’Eyewear, e la grande affluenza del pubblico ci ha dato ragione: oggi c’è bisogno di esperienze che permettono di far dialogare un prodotto e la sua filosofia con l’arte, ma senza legarsi al prodotto. In questa mostra è stata la fotografia, ma mi auguro che in futuro si possano creare nuove connessioni con filosofi, musicisti o magari chef, personalità che possano regalare al pubblico un momento di bellezza, riflessione, poesia. I valori che sono stati trasmessi all’interno di Framing Light, poi, riassumono lo stile della collezione WEB EYEWEAR, nella quale eleganza e semplicità sono i pilastri portanti. Un’operazione “cult”, cioè culturale ma anche destinata a fare tendenza, come il debutto di un “fuorisalone” del mondo dell’Eyewear».