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In conversation with STEFANO GUINDANI

Boundless visions

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Stefano Guindani

Tra i protagonisti del progetto Framing Light che ha coinvolto cinque fotografi contemporanei italiani per interpretare i valori di WEB EYEWEAR, Stefano Guindani, autore di tanti celebri reportage e servizi di moda, racconta se stesso e la sua vision.

di Redazione

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È possibile comunicare in modo efficace un prodotto senza mai mostrarlo ma interpretando i valori del brand, come ti è stato chiesto per il progetto WEB EYEWEAR-Framing Light?

«La sfida e l’opportunità di questo progetto è stata proprio cercare di interpretare questi tre concetti, trasparenza, gusto e quiet luxury, senza far vedere gli occhiali. E farlo evitando di essere didascalico. Ma in generale io lavoro così, cerco sempre di fotografare i prodotti fashion senza perderne di vista il valore poetico, di costruire qualcosa di artistico che possa far sognare: quando succede è lo scatto perfetto, che parla di un’eleganza mai urlata».

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A cosa ti sei ispirato per declinare concetti come trasparenza, gusto e quiet luxury?

«Per il “gusto”, parola che possiamo associare al food ma anche al senso estetico, ho voluto evocare il gusto molto italiano per la bellezza e per l’arte, la manualità, il saper creare, attraverso le mani sporche di gesso di uno scultore al lavoro. Le saline di Marsala, invece, dove l’acqua è tinta di rosa per via di una particolare alga e, al tramonto, sembra quasi fluorescente, sono state la location perfetta per parlare di trasparenza legata alla natura, come anche nello scatto che immortala il volo degli aironi sull’acqua. Per il lusso, invece, ho scelto di fotografare una ragazza seduta all’aria aperta, assorta nella lettura di un libro per sottolineare come oggi il vero lusso sia potersi prendere del tempo per sé, per immergersi nella lettura, per pensare».

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Quale, tra tanti, è stato lo scatto più sfidante?

«Le foto più impegnative sono state proprio quelle scattate alle saline perché non sapevo se avrei trovato la luce giusta, l’atmosfera perfetta per evocare il concetto di trasparenza perché questo dipendeva moltissimo dalle condizioni del tempo che avremmo incontrato. Abbiamo dovuto aspettare qualche giorno, ma alla fine la luce giusta è arrivata».