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In conversation with STEFANIA LAZZARONI

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Stefania Lazzaroni

Stefania Lazzaroni, Direttore Generale e Amministratore Delegato di Altagamma, è la persona giusta a cui chiedere una previsione per il futuro.

di Redazione

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Direttrice di Altagamma da più di 10 anni: cosa è cambiato rispetto ad allora?

«È cambiata Altagamma ed è cambiato il mercato. Altagamma è cambiata perché da circa 67 soci che eravamo quando sono entrata, oggi siamo 118 soci che diventano oltre 140 imprese se si aggiungono i partner, quindi è una comunità molto più ricca. Ma sono aumentate anche le nostre attività: oggi svolgiamo anche iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica come il progetto “Adotta una scuola”, dedicato ai prodotti manifatturieri. Ed è cambiato anche tutto il comparto. Mi piace ricordare che, 10 anni fa, i settori che convivono in Altagamma, come moda, design, ospitalità, gioielleria e automotive, non vedevano un elemento portante nel digitale e non parlavano molto di sostenibilità. Ecco, oggi questi sono due pilastri, e non soltanto del nostro comparto».

“L’ingresso di Marcolin in Altagamma è l’esempio perfetto del fatto che l’eccellenza manifatturiera e il savoir-faire devono far parte del nostro ecosistema”
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Il 2024 si è aperto con l’ingresso in Altagamma di Marcolin. Quali sono gli elementi che hanno portato a questa nuova collaborazione?

«La collaborazione è nata organicamente e spontaneamente. Marcolin è un’azienda eccellente della manifattura italiana, che collaborava già con molti dei nostri brand-soci come Tod’s, Zegna, Max Mara, Pucci, quindi in qualche modo era già parte della nostra community: Altagamma tende a coinvolgere aziende che sono già intrinsecamente collegate al nostro settore quindi Marcolin aveva un posto privilegiato. Il suo ingresso è l’esemplificazione più forte del fatto che la manifattura, il saper fare eccellente deve essere parte del nostro ecosistema».

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Sussurrato, mai urlato. È il manifesto del “quiet luxury”, che sta dettando un po’ la rotta di molti brand. Sarà questo il trend dei prossimi anni?

«La definizione del lusso è sempre un po’ nomadica, cambia perché i valori dei consumatori cambiano e anche questo comparto si deve sempre evolvere: ciclicamente si passa dal quiet luxury al lusso un po’ più urlato, a seconda delle stagioni. Ultimamente il quiet luxury si è affermato, ci sono dei brand che lo interpretano in modo potente, però direi che questa alternanza tra un alto di gamma più esplosivo e un alto di gamma più sobrio è nella natura stessa del lusso. Forse, però, da dopo il Covid siamo stati tutti più attratti da un lusso più sobrio, pragmatico ed efficace: non uno status symbol, ma uno stile che sia espressione di valori coerenti con la personalità che ci contraddistingue».