Inaugurato il nuovo showroom di Londra

Tra passato e futuro

È la strada più antica e, allo stesso tempo, il cuore dell’innovazione e dell’economia della Londra contemporanea, proprio accanto alla celebre “Silicon Roundabout”, l’area delle grandi multinazionali dell’informatica. E proprio a Old Street, all’interno di un complesso di edifici storici ristrutturati in perfetto stile ware-house, Marcolin ha inaugurato il suo nuovo showroom circondato da un centinaio di ospiti tra clienti, influencer, vip e giornalisti venuti a vedere il nuovo spazio, elegante e flessibile, frutto del progetto dello studio milanese Navone Associati nel rispetto della Corporate Identity dell’Azienda di Longarone.

Opening of New Showroom in London

Un luogo strategico

«Dopo le recenti aperture degli show room di Parigi e New York, siamo orgogliosi di aprire al pubblico le porte della nostra nuova sede nel Regno Unito» ha dichiarato Stephan Hinkerode, Head of Northern EMEA di Marcolin. «Questo showroom, in particolare, avrà un ruolo strategico nel rafforzare ulteriormente la nostra presenza commerciale nel territorio, offrendo anche uno spazio prezioso per connettersi e collaborare con i nostri clienti attivi in altri mercati europei come quelli di Germania, Austria e Svizzera e Paesi nordici».

Opening of New Showroom in London

Un’anima internazionale

Durante la serata d’inaugurazione, gli ospiti hanno potuto toccare con mano anche l’eccellenza dell’artigianalità di Marcolin grazie alla presenza di una “sala creativa”, dove fare un’esperienza immersiva dedicata al design e alla realizzazione dei prototipi. Con questa inaugurazione Marcolin Group conferma così la sua anima internazionale, sostenuta da una rete globale di 15 filiali sparse per mondo, tra Europa (Benelux, DACH, Francia, Italia, Paesi nordici, Portogallo, Spagna, Regno Unito), America (Stati Uniti, Brasile, Messico), Asia (Hong Kong, Shanghai, Singapore) e Australia (Sidney), una joint venture con gli Emirati Arabi Uniti e oltre 150 distributori partner internazionali.

Opening New Showroom in London

Marcolin contro la violenza economica sulle donne

Segui i soldi

Esiste un tipo di violenza di cui si parla poco, forse perché meno visibile e difficile da decifrare: quella economica. Eppure, si tratta di un vero e proprio abuso, nel quale il controllo delle risorse è il mezzo per esercitare il potere all’interno di una relazione. E che spesso sfocia nella violenza fisica: gli uomini possono diventare violenti se si sentono minacciati da una maggiore indipendenza economica delle loro compagne. Per scoprirla, occorre “seguire i soldi”, cioè ricostruire la trama della gestione economica famigliare: chi guadagna uno stipendio? Chi controlla il conto corrente? Chi prende le decisioni su acquisti o investimenti?

 


Campaign against violence against women

Un indicatore prezioso

Tra gli strumenti per valutarla, quattro ricercatrici americane hanno messo a punto la SEA-12 (Scale of Economic Abuse, 2008), una scala composta da una serie di domande le cui risposte permettono di misurare il livello di violenza economica in una relazione per quanto riguarda: controllo economico, sfruttamento economico e sabotaggio dell’occupazione (anche impedire alla partner di lavorare è una forma di violenza economica). Un problema diffuso soprattutto nei Paesi in via di sviluppo? Non esattamente, se pensiamo (dati Global Thinking Foundation, 2023) che nel nostro Paese oltre il 31 per cento delle donne dipende economicamente dal partner o da un altro familiare; soltanto il 58 per cento ha un conto corrente personale; il 13 per cento ne ha solo uno cointestato con il partner o con un altro familiare, mentre il 4,8 per cento non ne possiede neanche uno.


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Le vie d’uscita

Per combattere le ragioni culturali, sociali e psicologiche che sono alla base di questo fenomeno le soluzioni non mancano: dall’introduzione dell’educazione finanziaria nelle scuole alle politiche di pari opportunità nel mondo del lavoro (secondo il rapporto dell’Osservatorio JobPricing esiste un pay gap sulla retribuzione annua lorda attorno al 9,6%). E su questo terreno Marcolin è in prima linea molto tempo, non per niente quest’anno ha ottenuto la Certificazione sulla parità di genere rilasciata dagli organismi di certificazione accreditati presso Accredia che operano sulla base delle linee guida UNI/PdR 125. Un riconoscimento che testimonia l’impegno di Marcolin nel promuovere una cultura aziendale inclusiva ed equa. E una strada da continuare a percorrere.


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La nuova Custom Fit Collection autunno ’24

Il massimo del comfort, creato su misura per te

Ogni viso ha le sue caratteristiche uniche, e trovare gli occhiali giusti significa poterli adattare alle tue esigenze specifiche. Questo vale in particolare per chi ha lineamenti più minuti e che spesso ha difficoltà a trovare montature che calzino alla perfezione. La Custom Fit Collection di ic! berlin nasce proprio per rispondere a questa esigenza, con soluzioni innovative pensate per offrire una vestibilità sicura e un comfort senza pari. Progettata per volti più piccoli, questa collezione include dettagli innovativi come naselli più larghi, aste regolabili e un frontale con angolo più piatto, per una personalizzazione totale e un fit perfetto.

ic!berlin new Collection

Leggerezza e resistenza senza compromessi

La Custom Fit Collection Autunno ’24 combina eleganza e resistenza grazie all’acciaio inossidabile laminato a freddo di provenienza tedesca, autentico marchio di fabbrica di ic! berlin. Grazie all’esperienza consolidata con questo materiale, ic! berlin ha perfezionato ulteriormente i suoi design, rivisitando forme classiche come i modelli cat-eye e pantos. Il risultato è una collezione di montature sottili e sofisticate, che a prima vista sembrano familiari, ma che svelano dettagli unici e sorprendenti quando osservate più da vicino. Per ic! berlin, il design senza tempo significa realizzare occhiali che catturano l’attenzione con una bellezza straordinaria, in grado di ispirare continuamente, stagione dopo stagione.

icberlin! new collection

Berlino: la città in continua evoluzione

La campagna per la nuova Custom Fit Collection Autunno ’24 prende vita nella simbolica Potsdamer Platz, un luogo che incarna come pochi altri la trasformazione costante di Berlino. Un tempo cuore pulsante della vita notturna della città, fu ridotta all’abbandono durante l’epoca del Muro. Dopo la riunificazione, numerosi grattacieli sorsero dalle rovine, trasformando Potsdamer Platz in un vivace centro di attrazione per i visitatori di tutto il mondo. Un cambiamento incredibile. Ma questa è Berlino.
Volto della campagna è Steffi, una giovane studentessa vietnamita di medicina. Divisa tra i suoi studi ad Aquisgrana e il tempo trascorso a Berlino con la famiglia, Steffi incarna lo spirito multiculturale e creativo della città: “Berlino per me è il cuore creativo della Germania. Vivo qui occasionalmente, ma la città è un vero e proprio concentrato di contrasti… È tutto un po’ folle: posso immergermi nella natura, praticare il mio sport preferito, la vela, e allo stesso tempo incontrare le mie amiche modelle e influencer che arrivano da ogni angolo del mondo”.

ic!berlin New collection

Michela D’Angelo

1. Tra debutti, conferme e collezioni rivoluzionarie, quali sono i trend più significativi che detteranno la moda della prossima SS25? Se dovessi scegliere invece un look iconico dell’autunno-inverno a chi daresti il primo gradino del tuo podio personale?

Non sono sicura che oggi abbia ancora molto senso parlare di trend in relazione alle sfilate di moda. Tra pre collezioni e main sempre più frequenti, ciclicamente qualsiasi tipo di trend viene rivisitato, almeno in questi ultimi dieci anni dove l’offerta è sempre più vasta. Mi concentrerei sul dire ciò ho visto e che mi ha particolarmente colpita in questa stagione di sfilate a tratti sottotono, a parte eccezioni brillantissime come le collezioni di Pieter Mülier per Alaia, di Vaccarello per Saint Laurent e di Blazy per Bottega Veneta. Abiti meravigliosi costruiti con gusto e senso, rispettosi dei rispettivi heritage ma non incagliati nel passato talvolta ingombrante dei predecessori. Nella Ss di Anthony Vaccarello per Saint Laurent c’era tutto Yves (da sempre il mio più grande amore) e la collezione è stata spaccata in due in una prima parte di tailoring maschile (se vogliamo daily) e in una seconda lussuosissima, colorata e decorativissima sera. Ecco sul mio primo gradino ci sarebbe proprio uno dei completi con camicia e cravatta di questa collezione impeccabile, il look gonna pantalone di Bottega, uno dei look con sweatpants di Alaia, rielaborazione delle maglie anni ’70 di Halston

Visions of Michela D'Angelo

2. Da modella a stylist e poi al lavoro per un magazine cult come MUSE. Tante realtà diverse, dalla moda all’arte, fino alla musica sono il bagaglio che traspare dai tuoi look. Su quali pilastri poggia la tua visione di stile? Qual è il personaggio di cui hai curato lo stile che più ti ha affascinato?

Direi che tre punti fondamentali sempre presenti sono sicuramente: attenzione, pragmatismo, cultura.

Il mio lavoro nel mondo della moda si è evoluto da modella a fashion editor passando per la comunicazione digitale; mi ritengo una persona curiosa, trovo ispirazione ovunque e in qualsiasi momento, sono ossessionata dalle immagini, dal linguaggio visivo degli artisti e trovo nell’arte un punto di partenza per molta della mia ricerca, la musica inoltre ha da sempre giocato un ruolo fondamentale. Adoro ad esempio lavorare con Francesco Bianconi dei Baustelle persona che stimo molto e con cui condivido molte reference, adoriamo gli stessi musicisti, Bryan Ferry, Lou Reed Velvet underground, Gainsbourg e così via.

 

Visions of Michela D'Angelo

3. Da comprimari a protagonisti, oggi gli occhiali non sono più un semplice “accessorio”: qual è il tuo rapporto con il mondo dell’eyewear, come scegli un paio di occhiali per dare un tocco in più ad un look?

Domanda che capita in un momento di mia ossessione verso gli occhiali, in particolare quelli da vista che mi piacerebbe cominciare ad usare di più. Vorrei sperimentare la forma pilot con montatura metallica, amo le montature e le lenti scure e il nero è sempre la mia prima opzione. Mai uscire di casa senza un paio di occhiali neri.

Visions of Michela D'Angelo

Time to Read

Atmosfere glamour

Niente male, in pieno autunno, l’idea di lasciarsi travolgere dall’atmosfera libera e vacanziera di un gruppo cosmopolita di giovani ricchi, glamour, belli e irrequieti. Tra la Parigi dei Café e la Pamplona della festa di San Firmino (celebrata con la famosa corsa dei tori per le strade della città) in un’estate del 1926. Bar alla moda, alberghi costosi, battute spiritose, amori, invidie, bei vestiti e… molto alcol. Sono gli ingredienti di Fiesta, il primo romanzo di Ernest Hemingway, scritto a 27 anni e al secondo matrimonio.

“Tra la Parigi dei Café e la Pamplona della festa di San Firmino”.
Milano Bookcity 2024

Sobrietà minimal

Gesti insignificanti, dettagli quotidiani e apparentemente banali che, invece, nascondono un prezioso nucleo di grazia, l’unico in grado di spazzare via paura e cattiveria. Pubblicato nel 1981, Di cosa parliamo quando parliamo d’amore e i suoi 17 racconti hanno reso Raymond Carver l’autore di culto di un decennio e un maestro senza tempo di uno stile sobrio, capace di narrare i sottintesi sui quali spesso si reggono le relazioni senza perdersi in troppe parole. E continuano a brillare con nella loro pulizia minimalista, essenziale.

Milano Bookcity 2024

Spirito nomade

“La storia di una famiglia somiglia più a una cartina topografica che a un romanzo, e una biografia è la somma di tutte le ere geologiche che hai attraversato”. E allora ecco Claudia Durastanti raccontare la sua vita, tra la Basilicata e Brooklyn, da Roma a Londra, dall’infanzia al futuro, in un libro difficile da definire (non è un memoir, non è un romanzo) come può essere la vita di chi è destinato a sentirsi sempre straniero. E nomade.

“La storia di una famiglia somiglia più a una cartina topografica che a un romanzo, e una biografia è la somma di tutte le ere geologiche che hai attraversato”
Milano Bookcity 2024