Marcolin in Paris

La personalità esuberante di TOM FORD, le linee geometriche di Zegna, l’equilibrio tra passato e futuro di MCM e la tecnologia al servizio dello sport di adidas. Queste sono solo alcune delle quattro collezioni che quest’anno rappresentano Marcolin a SILMO: cosa le lega?

«Il minimo comune denominatore che unisce stili così diversi tra loro è l’approccio che Marcolin ha verso ogni singolo brand, che segue con una progettualità specifica, sartoriale, e considerando sempre tre aspetti: il momento storico, la legacy del marchio e gli input della direzione creativa. Quindi a Parigi nello spazio espositivo di Marcolin abbiamo visto le montature molto ampie di TOM FORD, ispirate al glamour francese, occhiali da diva realizzati con colori caldi e lenti sfumate che riproducono l’effetto del make-up. La nuova collezione di MCM, invece, riprende dettagli che vengono dal mondo della valigeria e parla ai più giovani, tra superfici scultoree e linee che guardano al futuro. Come la tecnologia di adidas, sempre al servizio dello sport ma anche dello stile, mentre Zegna quest’anno propone degli occhiali di ispirazione vintage, ma arricchiti da nuovi dettagli come il logo che fa da cerniera, diventando così un elemento funzionale e non solo estetico».

Guardando al futuro: prosegue il trend che ha visto alcune delle montature vintage -come le cat-eye o quelle a goccia- spopolare in viaggio e sulle spiagge quest’estate?

«Anche nel mondo dell’eyewear ci sono geometrie intramontabili, dei veri classici che non passeranno mai di moda, pur riproposti con tocchi di novità nei colori e soprattutto nei volumi. Le linee cat-eye, dunque, continueranno a essere presenti anche nelle prossime collezioni, anche se quest’inverno vedremo soprattutto dominare gli occhiali dalle forme più basse e rettangolari. I modelli a goccia, invece, si riconfermano come un trend che non passerà mai di moda».

“I modelli a goccia, invece, si riconfermano come un trend che non passerà mai di moda”.

Un tipo di occhiale che ha dominato la scorsa primavera è stato quello a mascherina. Lo ritroveremo anche quest’inverno?

«Assolutamente sì, quello degli occhiali ampi e avvolgenti è un trend riconfermato anche da quello che abbiamo visto a Silmo e che ritroveremo in città quest’inverno e sulle spiagge la prossima estate, magari reinterpretato in nuovi colori e materiali, anche inediti abbinamenti al metallo. Senza tradire lo stile fresco, giovane, informale e colorato che rappresenta la cifra degli occhiali a mascherina».

  Quelle iconiche scarpe dalla suola rossa

Gli inizi a Parigi

Ha soltanto 12 anni quando, nella sua casa di Parigi dove vive con la mamma e tre sorelle, Christian Louboutin comincia a disegnare scarpe da donna, affascinato dall’universo femminile e dal potere di un paio di tacchi a spillo. Ma è quando riesce a entrare come stagista alle Folies Bergères, che in lui succede qualcosa: osservando le gambe delle ballerine si rende conto di come le scarpe possano cambiare il modo in cui una donna cammina e si muove. Così chiama Hélène de Mortemart, direttore moda di Christian Dior, per mostrarle i suoi disegni, e gli viene proposto uno stage. «Mi bastava sentire l’odore della colla per capire che era la mia grande passione» ama ricordare. Poi arrivano i mesi accanto al grande stilista Roger Vivier, dove approfondisce la magica simbiosi che si può creare tra design e artigianato. Finché è pronto per il gran salto.

“Osservando le gambe delle ballerine si rende conto di come le scarpe possano cambiare il modo in cui una donna cammina”.

Il successo planetario

Quando apre la sua prima boutique Christian Louboutin ha meno di 30 anni e diventa rapidamente un punto di riferimento, grazie a Caroline de Monaco, che è stata una delle sue prime clienti. Ma manca ancora qualcosa. La trova per caso, mentre lavora a una nuova collezione ispirata alla Pop art e nota il colore rosso lacca sulle unghie della sua assistente. Il resto è storia: si fa dare la boccettina di smalto e dipinge completamente la suola. Nasce così il tocco in più che trasforma le sue scarpe in un riconoscibile oggetto del desiderio, nel simbolo di una donna forte e indipendente che, camminando sui tacchi a spillo, lascia il suo marchio rosso per le strade. Oggi le Louboutin sono un oggetto di culto, alle quali sono state dedicate mostre in luoghi come il MOMA di New York. Tra le sue creazioni più famose, le Kate e le So Kate, disegnato in onore della sua cara amica Kate Moss, e i pezzi su misura disegnati per il “The Eras Tour” di Taylor Swift e per il “Renaissance” di Beyoncé.

Uno stile, tanti progetti.

In tanti anni di carriera Christian Louboutin non ha mai perso curiosità e joie de vivre, ha viaggiato moltissimo e lavorato con artigiani di Paesi come Bhutan, Senegal e Messico, oltre che collaborato con artisti, cantanti e soprattutto stilisti. Nomi come Jean Paul Gautier, Chanel e Yves Saint Laurent, per i quali ha creato le calzature per le loro sfilate, unendo la sua incredibile competenza artigianale a una precisa vision estetica. È proprio in questo che è racchiusa la chiave del suo successo, l’ingrediente che ha permesso “alle Louboutin” di solcare i tappeti rossi di tutto il mondo indosso alle celeb internazionali. Anche uomini perché, dal 2009, esiste anche una linea maschile e, di recente, una per bambini. Nuovi progetti frutto del medesimo linguaggio e che si uniscono alle linee di pelletteria e accessori e, da poco, di prodotti beauty che, inutile dirlo, comprende anche uno smalto per unghie. Rigorosamente rosso.

Global compact: verso la sostenibilità

Un network internazionale

Lo hanno sottoscritto 20.000 aziende e 2.500 firmatari non commerciali di oltre 167 Paesi del mondo, di cui 500 in Italia. E tra le aziende, da oggi, c’è anche Marcolin. Parliamo dello “United Nations Global Compact”, la più grande iniziativa di cittadinanza d’impresa, nata nel 2000 da una proposta dell’ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan durante i lavori del World Economic Forum di Davos del 1999. L’obiettivo? Contrastare gli aspetti critici della globalizzazione, dal lavoro minorile alle discriminazioni di genere fino all’inquinamento di aria, acqua e terra. E promuovere un’economia globale sostenibile, rispettosa dei diritti umani e del lavoro, della salvaguardia dell’ambiente e della lotta alla corruzione. Per la prima volta nella storia, è stato sancito così l’impegno ad allineare gli obiettivi della comunità internazionale a quelli del mondo degli affari.

Il ruolo di Marcolin

Per l’Azienda di Longarone si tratta di un’ulteriore tappa del percorso verso una sostenibilità concreta e tangibile, basata su una strategia dei processi aziendali che poggia su tre pilastri: ambiente, persone e catena di fornitura. Attraverso l’adesione al Global Compact, Marcolin si impegna infatti a condividere, sostenere e applicare nella propria sfera di influenza i dieci principi considerati fondamentali. Cioè quelli universalmente condivisi e derivati dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani, dalla Dichiarazione ILO (lavoro), dalla Dichiarazione di Rio (ambiente e sviluppo) e dalla convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione.

Una vision sempre piú condivisa

A quasi 25 anni dall’istituzione del Global Compact (che al primo summit vide la partecipazione di soli 500 rappresentanti dei governi nazionali, sindacati e agenzie ONU) è diventato ancora più chiaro che questa è direzione giusta. Perché è solo unendo le forze che ogni azienda può realmente incidere e contribuire alla costruzione di un domani più sostenibile, da ogni punto di vista, per le generazioni presenti e future. E perché raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile stabiliti dalle Nazioni Unite è negli interessi di tutti.

Clara Magnanini

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Qual è la visione di Marcolin sulla sostenibilità?

«Per Marcolin la sostenibilità è innanzitutto una responsabilità: siamo un’azienda ma anche un attore sociale radicato all’interno di un territorio e operiamo a livello globale. Quindi le nostre azioni hanno un impatto e rendere questo impatto positivo e virtuoso, per noi è sentito come un dovere. In Marcolin concepiamo i nostri impegni come una sorta di linea dinamica, che corre e collega tre punti fondamentali della nostra strategia: il primo pilastro è la parte ambientale, che racchiude i nostri prodotti ma anche gli stabilimenti produttivi; il secondo è rappresentato dalle persone in senso più esteso; il terzo pilastro, infine, è la catena di fornitura in un’ottica di responsabilità collettiva».

 

One of the stages of manufacturing glasses
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Come si sono tradotte queste convinzioni?

«Negli ultimi anni abbiamo cominciato ad inserire materiali innovativi per alcune collezioni e brand, come per esempio l’acetato bio-based, mentre -per quanto riguarda gli stabilimenti produttivi- abbiamo sviluppato progetti di efficientamento energetico e riduzione degli sprechi. Parlando della parte sociale, poi, abbiamo appena ottenuto la certificazione sulla Parità di Genere grazie a un percorso partito da lontano, che ha visto negli anni l’introduzione di strumenti a favore del Welfare aziendale e a supporto della genitorialità, con un focus costante sulla formazione. Per quanto riguarda la catena di fornitura, infine, abbiamo introdotto un codice etico e di condotta che impone ai nostri fornitori di adottare comportamenti rispettosi dell’ambiente e dei diritti umani e monitoriamo continuamente che questo avvenga».

Clara Magnanini
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Quali le sfide per il futuro?

«Le sfide sono tante e non solamente per Marcolin. Innanzitutto, si dovrà stare al passo con l’attuale accelerazione normativa e questo impone l’adozione di nuove competenze, nuove professionalità e investimenti. Ma investire in sostenibilità costa e dà risultati solo nel medio-lungo periodo: non tutte le aziende se lo potranno permettere. Ma la sfida più grande è quella culturale, perché la sostenibilità è un tema intangibile. Lo spiega bene una frase dell’esploratore e attivista ambientale Robert Swan, secondo cui “la grande minaccia per il nostro pianeta è la convinzione che sarà qualcun altro a salvarlo”.  Perché la sostenibilità è molto meno tangibile di una pandemia, di una guerra tra Paesi o di un’inflazione, ma questa intangibilità rischia di creare indifferenza. Noi di Marcolin, invece, vogliamo fare la nostra parte, nella convinzione che il pianeta è un luogo di tutti che appartiene a tutti e, di conseguenza, va preservato per le generazioni di oggi ma soprattutto per quelle di domani».

Clara Magnanini